Pubblichiamo uno scritto di Kim Yong Il sull'imperialismo di una straordinaria attualità nonostante sia stato scritto più di 50 anni fa. Grazie a jucheitalia.blogspot.com che ha pubblicato lo scritto sul suo sito.
LE CARATTERISTICHE DELL'IMPERIALISMO CONTEMPORANEO E LA SUA NATURA AGGRESSIVA
15
gennaio 1962
Analizzare
e definire esattamente l'imperialismo contemporaneo e far chiarezza
sulla sua natura aggressiva è di grande importanza al fine di
elaborare una strategia e una tattica pertinenti per la rivoluzione
di ogni paese e per la rivoluzione mondiale e per affrettare la loro
vittoria.
Ciò
è urgente tanto più oggi che ci troviamo faccia a faccia con gli
imperialisti americani e i revisionisti abbelliscono e imbellettano
l'imperialismo.
Marx
ed Engels non hanno potuto spiegare il problema dell'imperialismo.
Poiché hanno militato nel periodo del capitalismo premonopolistico,
non hanno potuto vedere l'imperialismo né, dunque, discuterne.
È
Lenin che ha avanzato per primo la teoria dell'imperialismo.
Nell'Imperialismo,
fase suprema del capitalismo e
in alcune altre opere, egli ha messo in luce le caratteristiche
essenziali dell'imperialismo e sulla sua posizione storica in base
agli avvenimenti verificatisi alla fine del XIX secolo e all'inizio
del XX nei principali paesi capitalisti.
È
il nostro grande Leader Kim
Il Sung
che ha formulato una teoria nuova e perfetta dell'imperialismo.
Noi
dobbiamo, a partire dalle idee e dalle teorie eminenti del nostro
grande Leader Kim
Il Sung,
analizzare l'imperialismo contemporaneo per evidenziare con esattezza
le sue caratteristiche essenziali e la sua natura aggressiva e
confutare i sofismi degli opportunisti in merito.
1.
Le caratteristiche dell'imperialismo contemporaneo
Il
punto di partenza dell'analisi dell'imperialismo contemporaneo
consiste nell'evidenziare ciò che lo distingue da quello del
passato, condizione per risolvere correttamente tutti gli altri
problemi che lo riguardano.
Un'analisi
scientifica delle caratteristiche dell'imperialismo contemporaneo
implica che si faccia luce sulle sue fondamenta, i cambiamenti
verificatisi nel dominio coloniale e i segnali rilevati nei rapporti
tra paesi imperialisti.
L'imperialismo
contemporaneo poggia sul capitalismo monopolistico di Stato. Da
questo punto di vista, esso si distingue da quello del passato che si
basava semplicemente sul dominio dei monopoli. Se il capitalismo
monopolistico di Stato si dimostrava temporaneo e parziale in
passato, oggi è divenuto un fenomeno universale.
Man
mano che si aggrava la crisi politica ed economica dell'imperialismo,
i grandi monopoli detengono il potere statale e si orientano verso la
fascistizzazione del regime politico borghese e una combinazione
intima della forza del capitalismo monopolistico con l'autorità
statale. Essi tengono in mano le leve di comando dell'economia e il
potere statale e si servono dell'apparato dello Stato per ingerirsi
su tutti i piani nella vita politica ed economica del paese, allo
stesso modo di come cercano la soluzione della crisi economica nella
militarizzazione dell'economia e la corsa agli armamenti. Essi
mettono l'economia sulla via militare e spingono il paese verso
l'aggressione e la guerra; è il modo di realizzare un elevato
profitto monopolistico e di mantenere il loro sistema di dominio.
Detentori del potere statale, essi tendono a rendere estremamente
reazionario l'insieme della vita sociale e principalmente politica,
economica e culturale.
La detenzione dell'economia e della politica e la decisione della politica interna ed estera ad opera dei grandi monopoli sono la base politica ed economica dell'imperialismo contemporaneo.
La detenzione dell'economia e della politica e la decisione della politica interna ed estera ad opera dei grandi monopoli sono la base politica ed economica dell'imperialismo contemporaneo.
Che
l'imperialismo contemporaneo si appoggia sul capitalismo
monopolistico di Stato significa che la sua situazione si è
aggravata, non che è migliorata. Il capitalismo monopolistico di
Stato è l'ultimo stadio del capitalismo e l'ultimo punto d'appoggio
degli imperialisti.
L'imperialismo
contemporaneo pratica altresì una politica neocolonialista.
L'aggressione
oltreoceano e la dominazione coloniale rientrano nella natura
fondamentale dell'imperialismo, ma la forma e il metodo di questa
dominazione cambiano secondo le condizioni storico-sociali.
Oggi,
allorquando il sistema di dominazione coloniale dell'imperialismo è
rapidamente crollato in seguito alla trasformazione del socialismo in
un sistema mondiale e allo slancio senza precedenti che ha preso la
lotta di liberazione nazionale nei paesi coloniali, gli imperialisti
non sono più in condizione di dominare apertamente le loro colonie.
Così hanno scelto di far dono della “indipendenza” ai paesi
colonizzati e di praticare una politica di asservimento coloniale
dissimulato nei loro confronti servendosi dei propri fantocci.
Gli
imperialisti rafforzano la loro pressione e la loro ingerenza sui
paesi di nuova indipendenza e impegnati sulla via dello sviluppo
nazionale e, se questi non vanno loro a genio, incitano i loro lacchè
a effettuare un colpo di Stato reazionario per mettere in piedi un
regime fantoccio.
Gli
imperialisti praticano la loro politica colonialista asservendo sul
piano economico i paesi di nuova indipendenza: essi li tengono in
pugno sul piano economico vagheggiando “aiuti”, vi aprono la via
per l'espansione oltreoceano del loro capitale monopolistico,
saccheggiano le loro abbondanti risorse naturali e ostacolano lo
sviluppo della loro economia nazionale per mezzo dell'esportazione di
capitali e delle concessioni coloniali.
Gli
imperialisti rafforzano l'offensiva ideologica e culturale
reazionaria per paralizzare la coscienza dell'indipendenza nazionale
e combattiva dei popoli dei paesi di nuova indipendenza e concludono
con questi ultimi vari accordi militari sotto il manto
dell'“anticomunismo” e della “sicurezza reciproca” per
controllarli manu militari e farne proprie basi militari.
Questi
sono i principali metodi neocolonialisti dell'imperialismo
contemporaneo.
Il
neocolonialismo si identifica, per sua natura, col vecchio
colonialismo. La differenza tra loro risiede nel metodo di
dominazione coloniale più astuto e subdolo del nuovo colonialismo.
La
politica colonialista che gli imperialisti americani praticano
attualmente in Corea del Sud è un esempio di neocolonialismo: essi
vi hanno fabbricato un regime fantoccio, hanno completamente
asservito la sua economia per mezzo degli “aiuti”, sopprimono i
begli usi e costumi della nostra nazione imponendovi lo stile di vita
americano e vi fanno stazionare le loro truppe per il loro dominio
coloniale.
Anche
nell'ambito delle relazioni tra paesi imperialisti, l'imperialismo
contemporaneo presenta delle differenze col passato.
Precedentemente,
i paesi imperialisti si trovavano contrapposti in gravi
contraddizioni e conflitti d'interesse. Ma la situazione interna
dell'imperialismo è cambiata con la Seconda guerra mondiale. Tra le
potenze imperialiste, la Germania fascista, l'Italia e il Giappone
sono stati sconfitti e la Francia e la Gran Bretagna sensibilmente
indebolite, mentre gli Stati Uniti si sono ipertrofizzati sul piano
economico e militare.
Nel
1948 gli Stati Uniti detenevano il 53,9% della produzione industriale
e il 74,5% della quantità di oro nel mondo capitalista, potenziale
economico tramite il quale hanno sospinto altri paesi imperialisti al
rango di debitori a loro profitto e li hanno catturati nella trappola
degli “aiuti” di natura aggressiva.
Traendo
profitto dalla loro potenza e dalla situazione estremamente
sfavorevole degli altri paesi imperialisti, gli Stati Uniti si sono
eretti a capifila dell'imperialismo mondiale, rivelando la loro
ambizione di tenere in pugno il mondo capitalista e di conquistare il
mondo, mentre gli altri paesi imperialisti, privati della loro antica
sfera d'influenza ed estremamente indeboliti, tentavano, pur
rimettendosi agli Stati Uniti imperialisti, di mantenere il loro
sistema di dominazione prossimo al crollo.
Così,
l'ambizione all'aggressione degli Stati Uniti e l'aspirazione degli
altri paesi imperialisti a mantenere il loro sistema di dominio sotto
il patrocinio degli Stati Uniti si sono unificate, giungendo alla
riorganizzazione del sistema imperialista con gli Stati Uniti alla
testa.
Questa
riorganizzazione si esprime nel fatto che gli Stati Uniti trasformano
gli altri paesi imperialisti in strumenti per la loro politica
d'aggressione sotto la parola d'ordine ingannevole della
“salvaguardia del mondo libero”, che, sul piano economico, li
sottomettono tramite gli “aiuti” e impongono loro il dollaro come
moneta di riferimento per il mondo capitalista e che, sul piano
militare, creano vari blocchi militari di natura aggressiva che essi
controllano, standardizzando il materiale militare e tecnico e il
sistema di telecomunicazione militare.
L'imperialismo
contemporaneo, che si avvia alla sua fine, compie sforzi disperati.
Gli
Stati Uniti, capifila dell'imperialismo, hanno subito a più riprese
una crisi economica, prima e dopo la Seconda guerra mondiale, e si
scontrano oggi con la lotta energica dei lavoratori contro
l'oppressione e lo sfruttamento del capitale monopolistico. Essi
hanno subito una grave disfatta politica e militare nella guerra di
Corea, inizio del loro declino. Oggi, dappertutto nel mondo, esis
sono attaccati, precipitandosi verso la loro rovina.
Anche
gli altri paesi imperialisti si ingolfano ogni giorno di più nel
pantano, affrettando la loro fine. Gli imperialisti hanno perso quasi
tutte le loro vecchie colonie in Asia e in Africa e non sono più in
grado di sfruttare e saccheggiare a loro piacimento i popoli degli
altri paesi come lo facevano in passato.
In
una parola, i paesi imperialisti con a capo gli Stati Uniti si
trovano di fronte alla rovina generale.
E
tuttavia, più l'agonia degli imperialisti si intensifica, più
compiono sforzi vani. Attualmente, con gli americani alla testa, essi
manovrano disperatamente per trovare una soluzione nell'aggravamento
della tensione internazionale e la provocazione di una nuova guerra e
si orientano verso un'avventura più pericolosa. All'interno,
fascistizzano sempre più il regime sociopolitico e reprimono
crudelmente le rivolte rivoluzionarie delle masse popolari, mentre in
molte parti del mondo si danno a incessanti ingerenze e manovre
bellicose.
L'imperialismo
contemporaneo non potrà uscirne malgrado i suoi sforzi disperati e
verrà il giorno in cui scomparirà dalla scena della storia.
Ciò
detto, l'imperialismo contemporaneo poggia sulla base politica ed
economica che è il capitalismo monopolistico di Stato e non
semplicemente sui monopoli; poggia sul neocolonialismo e non sul
vecchio colonialismo; si trova riorganizzato nella dipendenza dagli
Stati Uniti e non più giustappostovi; va rapidamente alla sua rovina
malgrado sforzi disperati, lungi dal crescere e dal rafforzarsi.
2.
La scelleratezza e la perfidia dell'aggressione attuale
dell'imperialismo
L'aggressione
e il saccheggio sono nella natura dell'imperialismo; non esiste
imperialismo che se ne liberi. Certo, aggressioni e saccheggi
esistono da prima dell'imperialismo, ma sono continuati più
apertamente e ulteriormente rafforzati nell'epoca dell'imperialismo.
Essi sono indispensabili per il mantenimento del suo status ad opera
del capitale monopolistico e la sussistenza dell'imperialismo.
Dalla
sua nascita ai giorni nostri, l'imperialismo non ha mai cessato di
darsi all'aggressione e al saccheggio. Il suo metodo di aggressione
attuale differisce da quello del passato in una certa misura. Se
prima, allorquando gli imperialisti occupavano la maggior parte del
mondo, costoro non cessavano di battersi accanitamente per maggiori
interessi economici e più colonie, oggi essi orientano le loro
aggressioni e i loro interventi verso la distruzione e la
soppressione delle forze rivoluzionarie, soprattutto i paesi
socialisti.
È
così che gli imperialisti con gli americani alla testa si dimenano
per mantenere il loro sistema prossimo al crollo. All'interno, con la
parola d'ordine truffaldina della “minaccia del comunismo”,
reprimono i partiti e le organizzazioni sociali democratiche e
soprattutto il partito comunista, instaurando il sistema fascista,
mentre all'esterno, sotto la direzione degli americani, essi si
orientano verso la formazione di un “fronte anticomunista”. Se,
dopo la guerra, gli Stati Uniti hanno creato dei blocchi militari di
natura aggressiva come la NATO, il CENTO e il SEATO e riarmano i
militaristi giapponesi e i revanscisti tedesco-occidentali, cercando
di creare il focolaio di una nuova guerra e a farne delle truppe
d'assalto in una nuova guerra d'aggressione, è perché mirano ad
attaccare i paesi socialisti.
Per
realizzare questa ambizione aggressiva essi mettono in moto tutti i
loro mezzi. Rafforzano la militarizzazione dell'economia e la corsa
al riarmo e aggravano la tensione internazionale, provocando in molti
paesi “guerre locali” e “guerre speciali” e affannandosi per
scatenare la “guerra totale”. Intervengono direttamente o tramite
i loro paesi satelliti e fantocci nella guerra d'aggressione per la
soppressione delle forze rivoluzionarie. Se non si sentono
all'altezza per sopprimere le forze rivoluzionarie, cercano di
raggiungere il loro obiettivo mobilitando però i loro satelliti,
come già gli Stati Uniti hanno istigato la Gran Bretagna, la Francia
e Israele a mobilitarsi per la guerra contro l'Egitto e hanno
condotto i loro quindici satelliti1
a partecipare alla guerra di Corea. Gli imperialisti americani,
capifila dell'imperialismo contemporaneo, hanno, nella guerra di
Corea, brutalmente massacrato gli abitanti pacifici e ridotto le
città e le campagne in cenere. Essi commettono atti di barbarie
dovunque nel mondo e soprattutto in America Latina, nel Sudest
asiatico, nel Medio e nell'Estremo Oriente.
La
scelleratezza dell'aggressione dell'imperialismo contemporaneo è
sostenuta dalla perfidia che si manifesta nelle sue manovre subdole
per minare dall'interno i paesi socialisti e altre forze
rivoluzionarie sotto il manto della “pace” e della
“cooperazione”.
Se,
precedentemente, gli imperialisti attaccavano apertamente manu
militari dei paesi piccoli e deboli per appropriarsi dei loro diritti
economici o trasformarli in colonie, oggigiorno essi ricorrono alla
tattica perfida doppiogiochista, la spada in una mano e il ramoscello
d'olivo nell'altra.
Ciò
perché non sono in grado di opporsi frontalmente alle forze
rivoluzionarie e perché delle correnti opportuniste hanno fatto la
loro comparsa in seno al movimento comunista internazionale.
Gli
imperialisti incitano i revisionisti a rinunciare alla lotta
rivoluzionaria e tramano in ogni maniera per minare dall'interno le
forze rivoluzionarie sotto la bella insegna della “pace” e della
“amicizia”.
La
loro “strategia di pace” è quella della guerra a rovescio e un
piano d'aggressione perfido e subdolo. Dietro alla “pace” e alla
“amicizia” di cui parlano gli imperialisti vi è un disegno di
distruzione, disturbo, aggressione e intervento. Per rendersene
conto, è sufficiente ricordarsi che gli imperialisti americani non
hanno chiuso alcuna delle basi militari installate nel mondo, ma
aumentano sistematicamente le loro truppe di stanza all'estero senza
mai ritirarle.
Gli
imperialisti adottano apparentemente come parola d'ordine la “pace”
e la “amicizia” ma in pratica si affrettano nei preparativi di
una nuova guerra. Si può trovarne l'espressione nel fatto che le
spese militari degli Stati Uniti aumentano ogni anno.
Se
gli Stati Uniti avevano effettuato delle spese militari dirette di un
miliardo di dollari nel corso dell'anno fiscale 1937-1938, essi le
hanno portate a 43,9 miliardi di dollari nell'anno fiscale 1951-1952,
mentre erano in piena guerra d'aggressione contro la Corea. Neanche
dopo la fine di questo conflitto le hanno ridotte, aumentandole
ancora a 47,5 miliardi di dollari nell'anno fiscale 1960-1961.
È
più che evidente che queste immense spese militari non mirano alla
“pace” e alla “cooperazione” di cui parlano.
Tutti
questi fatti provano che l'imperialismo contemporaneo si dà a
manovre perfide e odiose per realizzare le sue ambizioni
d'aggressione.
3.
Il carattere reazionario dell'opinione dei revisionisti che negano la
natura aggressiva dell'imperialismo
Se
si vuol far sparire una volta per tutte l'imperialismo e veder
progredire energicamente la rivoluzione mondiale, si devono sventare
completamente le manovre dei revisionisti moderni che lo
abbelliscono, lo imbellettano e diffondono illusioni su di esso.
Essi
negano la sua natura aggressiva chiamandola “razionale”. Essi
affermano che gli imperialisti non vogliono più la guerra e che
considerare l'imperialismo come aggressivo è una vecchia formula.
Pretendendo che sia giunta una nuova epoca in cui tutti i paesi
possano vivere procedendo a un'edificazione pacifica, essi professano
la “coesistenza pacifica” e dei buoni rapporti con
l'imperialismo.
Tutte
le loro affermazioni sono basate sull'opinione reazionaria secondo la
quale la natura aggressiva dell'imperialismo è cambiata. Poiché i
revisionisti credono che l'imperialismo non è aggressivo ma
“razionale”, essi rinunciano a lottare contro di esso e
giustificano ogni sorta di teorie e pratiche opportuniste e
controrivoluzionarie.
Dire
che l'imperialismo non è aggressivo ma “razionale” è un
sofisma.
I
revisionisti pretendono che gli imperialisti rinunceranno ai loro
tentativi di aggressione perché le forze rivoluzionarie mondiali, e
in primo luogo le forze socialiste, sono incomparabilmente aumentate;
è un'affermazione di un'assurdità senza pari.
Come
tutti i fenomeni, l'imperialismo non cambierà di natura allo stesso
modo di come non cambierà la sua essenza, per quanto grandi siano le
forze rivoluzionarie. L'incremento dei paesi socialisti e di altre
forze rivoluzionarie può dissuadere gli imperialisti dallo scatenare
la guerra a loro piacimento, ma non modificare la loro stessa natura
aggressiva. Essi non rinunceranno mai all'aggressione e al saccheggio
dinanzi a questa crescita, ma ricorreranno a un metodo più perfido e
subdolo.
I
revisionisti pretendono che, poiché la comparsa delle armi nucleari
trasformerebbero ogni guerra in una guerra termonucleare che, secondo
loro, rovinerebbe anche i miliardari, pure gli imperialisti sarebbero
portati a pensare in maniera “razionale” e a comportarsi con
“discernimento”; è un sofisma. La forza distruttrice di questa
guerra termonucleare non può modificare la loro natura aggressiva.
Lungi dal mostrarsi “razionali” per la paura di questo potere
distruttivo, essi minacciano e soggiogano i popoli del mondo con le
armi nucleari.
In
breve, intimiditi dalla politica di ricatto nucleare degli Stati
Uniti imperialisti, i revisionisti non pensano che a inginocchiarsi
davanti agli imperialisti americani, a disarmare il popolo e
abbandonare la lotta.
In
secondo luogo, i revisionisti moderni affermano che, avendo le sue
forze produttive raggiunto un elevato livello di sviluppo,
l'imperialismo non ha più bisogno di cercare delle colonie ma è
invece pronto ad accordare “assistenza” ai paesi sottosviluppati.
Gli
imperialisti sono infinitamente ingordi e più s'ingrassano, più
diventano avidi. L'economia imperialista non è strutturata in modo
che il ciclo produttivo si svolga all'interno di uno stesso paese. Di
conseguenza, più le sue forze produttive raggiungono un grado di
sviluppo elevato, più essa esige fonti di materie prime e mercati.
L'“aiuto”
accordato dagli imperialisti ai paesi sottosviluppati è una falsità.
È di dominio pubblico che questo “aiuto” è, per sua natura,
l'insediamento del capitale monopolistico all'estero a nome dello
Stato e che questo serve da strumento a un'aggressione e a un
asservimento maggiori.
I
revisionisti moderni, parlando di un imperialismo “razionale”,
pretendono che la salita al potere di un politico borghese
“assennato” porterebbe alla modifica della politica imperialista.
È la ragione per la quale essi contavano ancora di recente su
Eisenhower e basano adesso le loro speranze su Kennedy.
Poiché
non esiste politica separata dall'economia, non esiste politico
borghese separato dal miliardario. Nella società imperialista il
politico borghese è il portavoce dei capitalisti monopolisti e il
loro valletto.
La
politica esercitata dallo Stato imperialista serve un pugno di grandi
capitalisti monopolistici, quindi non ci si può attendere da parte
sua alcuna politica che vada contro gli interessi dei miliardari.
Per
citare solo gli Stati Uniti, i loro vari presidenti non erano che
fedeli portavoce dei miliardari, degli autori della politica
d'aggressione e di guerra e dei guerrafondai tristemente noti. Stesso
vale per Eisenhower o Kennedy, sui quali i revisionisti hanno contato
o contano. Dalla sua salita al potere, il primo ha tentato di
lanciare una “nuova offensiva” su larga scala nella guerra di
Corea e poi ha seguito invariabilmente la linea dell'aggressione. Il
secondo, pure, qualche mese dopo la presa del potere, ha lanciato
l'attacco contro Playa Girón a Cuba e ha richiesto al Congresso la
spesa militare maggiore dalla guerra di Corea, senza abbandonare un
solo istante la politica di guerra.
Quindi,
l'opinione dei revisionisti i quali pretendono che l'imperialismo
abbia rinunciato ai suoi disegni d'aggressione per mostrarsi
“razionale” è un sofisma reazionario e capitolazionista da cima
a fondo.
L'imperialismo
non cambierà mai la sua natura aggressiva come il lupo non può
trasformarsi in agnello. Non può rinunciare all'aggressione e alla
guerra e fintantoché resterà su questo pianeta, il pericolo di
guerra non scomparirà mai. Che non cambia nella sua natura né
rinuncia all'aggressione e al saccheggio non significa che la guerra
sia inevitabile e sia impossibile prevenire la sua aggressione.
L'umanità può prevenirla e mantenere la pace anche sussistendo gli
imperialisti e ciò se tutte le forze rivoluzionarie del mondo, le
forze socialiste in primo luogo, si uniscono per arrestare e sventare
tutte le loro manovre d'aggressione di guerra e tarpar loro le ali.
Che
le forze rivoluzionarie mondiali si uniscano strettamente per
arrestare e sventare tutte le manovre d'aggressione e di guerra degli
imperialisti e smascherare e fare a pezzi i sofismi
controrivoluzionari dei revisionisti moderni è un compito attuale
importante per rafforzare la lotta antimperialista e far progredire
la rivoluzione mondiale.
Dobbiamo
darci fortemente da fare per l'unione di tutte le forze
rivoluzionarie mondiali, soprattutto quelle socialiste, e lottare
energicamente sotto la bandiera rivoluzionaria antimperialista e
antiamericana per cacciare gli aggressioni americani dalla Corea del
Sud e realizzare la vittoria mondiale e per far poi sparire una volta
per tutte l'imperialismo dal mondo e portare a compimento la
rivoluzione mondiale.
NOTE
1 I
quindici paesi che hanno preso parte alla guerra di Corea su
istigazione degli Stati Uniti imperialisti: la Gran Bretagna, la
Francia, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, la Grecia, il
Canada, la Turchia, l'Etiopia, il Sudafrica, le Filippine,
l'Australia, la Nuova Zelanda, la Thailandia e la Colombia.
─ Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 1 (edizione ampliata), Casa Editrice in Lingue Estere, Pyongyang 2014, pp. 123-133 ed. fr.
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